“Acqua, Clima, Montagna”, l’intervento di Giovanni Damiani all’evento di CAI e Italia Nostra
“Fiumi e foreste contrastano il riscaldamento globale e sono la nostra Amazzonia”
“Dobbiamo difendere il nostro patrimonio arboreo e le nostre montagne perchè se tagliamo gli alberi e distruggiamo le montagne, stiamo tagliando il ramo su cui siamo seduti”.
Questo l’appello del professor Giovanni Damiani, biologo intervenuto al convegno “Acqua, clima, montagna” tenutosi ieri a Vasto nella sala “Aldo Moro”.
L’evento, organizzato dal CAI e da Italia Nostra, nasce, come spiega Luigi Cinquina, presidente CAI Vasto, “dalla consapevolezza che, in questi ultimi anni, si stanno verificando numerosi episodi di cambiamenti climatici, che ci fanno capire come ci troviamo in una situazione di eventi catastrofici. Siamo chiamati a cambiare abitudini in maniera molto drastica, per cercare di risanare il possibile”.
Il Presidente di Italia Nostra, Davide Aquilano, sottolinea come l’intervento del professor Damiani, membro di numerose società scientifiche da anni impegnate nel sociale e nell’ecologia, “abbia consentito ad Italia Nostra di creare opportunità nuove e di diventare più incisiva e preparata sulle tematiche ambientali”. La collaborazione del professore, intervenuto in diverse occasioni mettendo in evidenza come le ultime norme sulla deforestazione e sul taglio degli alberi stiano creando problemi anche a livello di verde pubblico, ha portato Italia Nostra a lanciare, come spiegato da Aquilano, “una campagna per il censimento del taglio degli alberi, poichè sembrerebbe che stia aumentando il quantitativo di alberi tagliati all’interno delle città o delle aree periferiche
“La montagna svolge un ruolo fondamentale, la ‘febbre’ del pianeta si misura in montagna, dove la modifica alla biodiversità è accelerata e anche il dissesto idrogeologico si vede prima. Si fa un gran parlare di crisi climatica ed ecologica, e alcune cose sono emerse: indifferibilità del problema, unitarietà della casa comune, della Terra”, afferma Nicola Racano, della Commissione regionale TAM (Tutela Ambiente Montano) CAI Abruzzo, “il problema non si può risolvere pensando alla nostra città o alla nostra regione, bisogna cambiare radicalmente la prospettiva ed è necessario non pensare all’oggi ma al futuro”.
Acqua, Clima, Montagna. Nel corso del suo intervento, il professor Damiani ha spiegato come i fiumi e le foreste, che sono particolarissimi in ambiente di montagna, contibuiscano nel loro insieme, alla mitigazione dei mutamenti climatici e alla biodiversità. “Da un lato contrastano il riscaldamento globale”, afferma Damiani”e dall’altro sono la nostra Amazzonia”.
Secondo il professore, l’approccio alle tematiche ambientali deve essere “integrato e multidisciplinare. I fiumi rappresentano i principali corridoi ecologici naturali del territorio e sono, come sosteneva il geologo Leopold “il nastro trasportatore che porta le rovine del mondo”. A partire dal 1999 siamo passati, anche nella legislazione”, prosegue Damiani, “allo studio degli ambienti acquatici per valutare la qualità dell’acqua. La vegetazione svolge un ruolo fondamentale negli ecosistemi. Più vita c’è, più il fiume depura, il fiume che tiene la sua vegetazione non fa arrivare l’inquinamento all’acqua”.
Parlando di mutamenti climatici, ricorda la piena del fiume Pescara del 2013: “eventi come questo”, dice “si verificano statisticamente una volta ogni 100/110 anni; ne abbiamo avuti 4 in 10 anni”. E spiega come i mutamenti climatici stiano “accelerando gli eventi prima ritenuti eccezionali, che stanno diventando sempre più ricorrenti. Cambiano frequenza ed intensità dei fenomeni”, prosegue, “piove di meno, in questo momento abbiamo sofferenza in tutte le sorgenti in cui prendiamo acqua potabile, ma quando piove, il fenomeno è talmente violento da non consentire all’acqua di rimanere sul territorio. A questi episodi, seguono lunghissimi periodi di siccità con carenza idrica, carenza in agricoltura e, soprattutto, incendi”.
In che direzione stiamo andando? Secondo i risultati dell’IPPC, organismo internazionale dell’ONU che ha raccolto le misurazioni fatte da circa 25000 scienziati, “il riscaldamento del clima è inequivocabile, molti aspetti dei cambiamenti osservati, a partire soprattutto dal 1950, non hanno precedenti nelle decadi dei millenni passati, sono stati accertati il riscaldamento dell’atmosfera e degli oceani, la riduzione delle nevi e dei ghiacci, l’innalzamento del livello dei mari, l’incremento delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera. E’ necessario ridurre le emissioni ed estrarre l’eccesso di CO2 presente nell’aria”.
“Gli studi ci dicono che i più potenti e sicuri alleati per combattere la crisi climatica, sono gli alberi. Il bosco fissa CO2 non solo nel tronco, ma anche nelle radici e nell’humus”, afferma Damiani. “Invece si stanno tagliando alberi in tutta Italia, anche in riserve protette, con la motivazione antincendio”, e prosegue, “i boschi non sono solo riserve di legna da ardere, sono ecosistemi, regolano il clima, ci danno acqua pura, regolano la vita del pianeta, producono ossigeno”.
“Da uno studio dell’ONU è emerso che i pericoli più grandi che abbiamo davanti sono le ondate di calore estive, e le polveri sottili altamente cancerogene. Secondo lo studio, le piante sono in grado di assorbire la quasi totalità di questi inquinanti, abbattendo fino all’80% dell’inquinamento atmosferico”, sottolinea il professore concludendo il suo intervento, “la raccomandazione è quella di mantenere lo stock di alberi esistenti e piantarne di nuovi”.
Serena Smerilli (redazione@zonalocale.it)